Lampade a basso consumo

Alcuni decenni fa ci venivano proposte le lampade a basso consumo: erano costose, ingombranti e prima di dare la massima intensità di luce occorrevano diversi minuti. 
Certo, avevano il pregio di scaldarsi molto meno di quelle a filamento e dicevano che poteva durare fino a 10000 ore generando così un notevole risparmio, ma quella luce fioca iniziale non attirava i clienti, la massa.
Così, succedeva che di notte, la luce del frigorifero aperto era più luminosa della nuova lampada che invece ricordava i lumini votivi del cimitero.
Il mercato dell’epoca ha penalizzato i produttori di queste lampade che videro una importante contrazione delle vendite. 
Era necessario trovare una soluzione, qualcosa che impedisse il ritorno alle lampade a incandescenza.
La soluzione si trovo nelle sorgenti radioattive: pochi Bq di un gas “nobile” che assemblato assieme agli starter delle cd lampade al neon o appunto nelle lampade a basso consumo consentivano, senza aver appesantito ulteriormente la lampada di ottenere una buona luminosità già nella immediatezza dell’accensione per raggiungere la massima intensità luminosa in pochi secondi.

Come funziona?
Le prime lampadine veramente efficienti sono state le lampade fluorescenti compatte (CFL), che utilizzano tra il 70% e l'80% di energia in meno rispetto a una lampadina tradizionale e possono durare 50 volte di più di una lampadina a incandescenza - rendendole molto più efficienti e convenienti.
Queste lampadine si accendono quando una corrente elettrica viene fatta passare attraverso un tubo contenente un gas chiamato argon e una piccola quantità di vapore di mercurio. Questo processo genera una luce ultravioletta invisibile, ma che eccita le molecole di un rivestimento fluorescente - chiamato fosforo - all'interno del tubo, che emette luce visibile. Hanno segnato un grande passo avanti nella tecnologia del risparmio energetico e sono ancora oggi il tipo di lampadina a risparmio energetico più utilizzato.
Le lampadine a basso consumo, più propriamente dette lampade a scarica, si basano su un meccanismo di funzionamento piuttosto semplice. Esse emettono luce attraverso la luminescenza di un gas ionizzato.
La lampada è riempita con un gas che, grazie alla presenza di almeno due elettrodi alimentati dalla corrente, si ionizza rilasciano fotoni.
Aggiungendo alla lampada o allo starter una piccola ampolla (glimmzunder) contenente una minima quantità di gas radioattivo (270 Bq di Kr85 che generano raggi ) le molecole del gas rimangono in uno stato di sovraeccitazione diminuendo notevolmente il tempo di generazione della luce ad una intensità prossima al massimo valore.
Il Kripton 85 è una sorgente radioattiva che si dimezza in circa 10,76 anni emettendo radiazione ß- con energia di 0,67 MeV (99,6 %) e radiazione elettromagnetica gamma da 0,51 MeV ma in bassa percentuale (0,41 %); E' un gas nobile, inerte, che non dà luogo a composti chimici e non reagisce con le molecole biologiche.

è pericoloso?
All’esterno di una lampada non si misura alcuna radioattività (per questo motivo per queste lampade era autorizzata l’introduzione di un elemento radioattivo). 
In caso di rottura della ampolla (molto difficile da raggiungere) il gas radioattivo si diluirebbe immediatamente con l’ambiente annullando ogni criterio di pericolosità anche considerando le caratteristiche chimiche proprie del Kripton.

Fonti
https://www.luxtec.it
http://www.ioverde.it/