I mostri di Chernobyl

da un articolo di Stefano Dalla Casa


Da qualche anno si parla molto del ritorno degli animali a Chernobyl. 
La zona di esclusione, che si estende per 30 chilometri intorno ai resti della centrale, sarebbe diventata un paradiso naturale, nonostante le radiazioni. 
Per i radioecologi è una visione un po' semplicistica, nel senso che gli animali sono tornati perché manca l'essere umano, ma questo non significa che la radioattività non abbia effetti sull'ecosistema.

Ma se l'immagine del paradiso naturale fa scalpore forse è anche perché dopo il disastro sono nate leggende su nuove specie mostruose, figlie delle mutazioni causate dalle radiazioni. 
In un capitolo di *Exploring the Cultural History of Continental European Freak Shows and ‘Enfreakment’ *(2013),  la ricercatrice ucraina Eugenia Kuznetsova spiega che nei cinque anni successivi al disastro le leggende sui mostri nati nelle inaccessibili zone hanno colmato il vuoto informativo imposto dai media di stato. 
Dopo la dissoluzione dell'Urss i mostri si sono trasferiti nei tabloid (Kuznetsova ricorda storie di creature immortali a quattro occhi accompagnati da foto sgranate). 
E poi i mutanti di Chernobyl sono diventati protagonisti di trasmissioni televisive sensazionalistiche, quelle sugli alieni e paranormale per intenderci. 
La Russia post-sovietica cadde in una deformitomania, e si organizzavano addirittura delle mostre sui mostri creati da Chernobyl, anche se in realtà le collezioni comprendevano qualunque tipo di reperto mutante fosse abbastanza freak, indipendentemente dalla sua natura.

I mostri di Chernobyl sono però una leggenda internazionale, una paura collettiva da esorcizzare che alimenta libri, film, canzoni, ma anche umorismo. Esiste un'ampia letteratura sulle barzellette di Chernobyl, e una dice qualcosa del tipo:

Nipote: "Nonno, è vero che c'è stato un incidente nucleare nel 1986?" 
Nonno: "Vero figliolo", risponde accarezzandogli la testa. 
Nipote: "Ed è vero che non c'è stata nessuna conseguenza?" 
Nonno: "Vero, figliolo", accarezzandogli l'altra testa. 
Entrambi scodinzolano.