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1. Fiala
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2. Radioemanogena
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3. Torino 1924
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4. Foglio pubblicitario d’epoca illustrativo della fiala Pagliani
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5. Bottiglia originale tratta da una pubblicazione d’epoca
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6. Replica di laboratorio
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7. Andamento temporale della concentrazione di radon nell’aria della camera radon a seguito dell’inserimento della fiala Pagliani (tempo di acquisizione dati= 10 minuti)

LA FIALA PAGLIANI E LA SUA STORIA

  • Ritrovamento di una sorgente per la produzione di acqua radioattiva: la fiala Pagliani.
  • Categoria: Storie vere
  • Post: 17/08/2022
  • Autore: Campi, Badalamenti, Codispoti, Forte, Garlati, Porta,
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LA FIALA PAGLIANI E LA SUA STORIA

da una pubblicazione di Campi F., Badalamenti P., Codispoti L., Forte M., Garlati L., Porta A.,

Nel maggio 2017, a seguito di un allarme al portale radiometrico presso il termovalorizzatore di Milano, è stata rinvenuta una sorgente di radio 226 in un sacchetto di rifiuti urbani.
Tale sorgente consiste in un piccolo cilindro ceramico contenente radio 226 alloggiato all’interno di un supporto aperto in argento. Sul cilindro è riportata la seguente dicitura: ”Fiala Radioemanogena … Torino 1924”. 
A valle di una ricerca bibliografica estesa, è emerso che tale fiala rappresenta un esemplare di valenza storica dei dispositivi per la produzione di acqua arricchita al radon 222 (Rn-222) prodotti negli anni che vanno dal 1910 al 1930 dal prof. Luigi Pagliani, professore presso l’Istituto di Igiene dell’università di Torino.
Sono state effettuate alcune misurazioni in spettrometria gamma sulla sorgente e in scintillazione liquida sull’acqua prodotta utilizzando la fiala secondo le indicazioni fornite dallo stesso Pagliani nelle sue pubblicazioni. 
In tal modo è stato possibile caratterizzare la sorgente determinandone l’attività di Rn-222 rilasciata giornalmente nell’acqua e stimare la dose derivante dal consumo della medesima così “radioattivata”.

LA FIALA PAGLIANI E LA SUA STORIA
Luigi Pagliani (1847 – 1932), dopo la laurea in medicina e chirurgia all’Università di Torino, si dedicò alla medicina sociale, alla prevenzione e allo studio dei fattori ambientali nocivi alla salute, fondando il primo laboratorio d’igiene in Italia. Nel corso degli anni di docenza presso l’Università di Torino si occupò anche di qualità dell’acqua, studiando un progetto di risanamento della città attraverso un sistema fognario. Si interessa delle acque minerali arricchite in Emanazione, nome attribuito ai tempi al radon 222, evocato anche come Spirito delle Sorgenti.
Partendo dalla costatazione che “Nelle regioni dove la Radioemanazione è relativamente abbondante nell’aria respirata e si trova anche nell’acqua usata dalle popolazioni, queste, a parità di altre condizioni, sono più sane, più forti, e meglio sviluppate” (Pagliani L., 1910), si dedicò alla sviluppo di un Apparecchio Radioemanogeno per permettere a chiunque di beneficiare degli effetti dell’acqua attivata in Emanazione. 
In laboratorio mise a punto il metodo di produzione della Fiala Radioemanogena “Pagliani”: trattasi di “determinate dosi di (sali di) Radio, suggellate in una capsula a pareti porose e finemente permeabili, da tenersi entro l’acqua da radioattivare. [...] La capsula in cui è chiuso è di materiale resistentissimo alla sua immersione nell’acqua. Per maggiore difesa la stessa capsula è provveduta ancora di una gabbietta di argento fino, con catenella per la sospensione nel recipiente dell’acqua da radioattivare. […] Le Fiale Radioemanogene “Pagliani” sono preparate dello stesso Prof. L. Pagliani e portano le indicazioni: Fiala Radioemanogena, sua propria firma e la data: Torino – 192…”. 

Da una pagina pubblicitaria dell’epoca: “l’uso dell’acqua, resa radioattiva colla Fiala Radioemanogena “Pagliani” è perciò raccomandabile, oltre che nelle forme morbose sopra accennate […] anche come abituale acqua di bevanda, particolarmente, alle persone di debole costituzione o esaurite per strapazzi funzionali, alle donne lattanti o nell’epoca critica e in genere nell’incipiente od inoltrata vecchiaia nei due sessi. Non vi sono controindicazioni anche a forti dosi, né si manifesta assuefazione per continuo uso”.