Arnie

Da uno studio di Mutinelli dell’Istituto zooprofilattico delle Venezie e altri: “L’effetto delle radiazioni sui prodotti dell’alveare quali cera e miele risulta modesto almeno nei dosaggi compresi tra 10 e 15 kGy, considerando anche che si tratta di materiale destinato alle api e non all’alimentazione umana. Il riciclo del materiale irradiato non crea quindi alcun problema alle api né in termini di cera e quindi di favi né in termini di miele e quindi di alimento che ritorna alla famiglia. Si può quindi concludere esprimendo un giudizio favorevole nei confronti dell’applicazione delle radiazioni gamma finalizzata alla sterilizzazione del materiale apistico con un trattamento a 10 kGy“.

Il meccanismo con cui le radiazioni distruggono i microrganismi è legato al danno causato al DNA, la molecola preposta alla riproduzione cellulare. La natura statistica del processo di radiosterilizzazione rende impossibile eliminare tutti i microrganismi (inattivazione totale), ma li riduce solo di una certa percentuale che cresce al crescere della dose. Questo risultato vale per tutti i metodi di sterilizzazione comunemente utilizzati. In generale, le Farmacopee Ufficiali considerano sicuro un livello di sterilità garantita, tale che la probabilità di sopravvivenza dei microrganismi nel materiale trattato sia inferiore a 10-6. Per ridurre le popolazioni presenti fino a questi valori sono necessarie dosi che variano da 10 a 60 kGy a seconda del microbo e dell’ambiente (da apicolturaonline.it)

I risultati dimostrano che la dose di radiazioni gamma utilizzata (25 kGy per 9 ore e 45 minuti che corrisponde alla dose base raccomandata per la sanificazione – ISO 13409/2002) rende inattive le soluzioni in cui sono contenuti i funghi responsabili della covata calcificata, quelle contenenti il nosema e quelle contenenti il virus responsabile delle ali deformi (DWV). In aggiunta, le larve poste a contatto (inoculate) con le soluzioni irradiate sopravvivono mentre quelle inoculate con le soluzioni non irradiate muoiono dopo poco tempo dimostrando, in tal modo, la reale efficacia del trattamento (da apascampania.com)

Ma anche in questo caso c’è molta disinfonformazione soprattutto tra gli apicoltori “fai-da-te”: parecchi di loro sono erroneamente convinti che l’irraggiamento renda radioattiva l’arnia!